Una piccola saletta moderna, al centro di
Belo Horizonte, tra computer, porte vetrate,
sedie da conferenza e moquette anonima.
Siamo in una stanza di Conferenze del centro
di Psicologia e Sociologia, e davanti a noi si
mostra un pubblico triste e fuoriluogo : si intravede
negli occhi una grossa stanchezza, una solitudine
apatica e passiva, un senso di sottomissione di
famiglie nere, povere, infelicemente appartenenti
a quella grande fetta sociale che qui viene schiacciata
dalla polizia, torturata nelle carceri, perseguita dalla
città intera come un capro espiatori inventato e
strategico : sono parenti e amici dei Carcerati, nella
loro Associazione, riunitisi per cercare sostegno
e darsi forza a vicenda! E noi, ancor più fuoriluogo di loro,
in questa stanza ricca e borghese, dobbiamo portare il
nostre lavoro da strada, un umile regalo
(lo spettacolo/fiaba "Candido") per fare una
festa e dare calore a questa difficile e fragile realtà...
La presidentessa, come una guerriera fiera e altezzosa,
ci accoglie con voce stentorea, gesti positivi e un fare
rude e concreto : una matrona negra, con i capelli fusi in
treccine, gli occhi grandi e scavati, il corpo tondo e sodo,
appesantito dagli anni e dalle lotte, ma resistente come
un macigno. Lo spettacolo è un pò fiacco, intimorito da
una platea così delicata, depressa e nervosa... tutti ci
osservano con timore e una gioia nascosta dietro
le bocche e gli sguardi allibiti, forse per non aver mai
visto nè un europeo interessarsi alla loro causa, nè un
personaggio fiabesco e colorato venire fin da loro a
raccontare con cortesia una favola gentile ad
aprire un'atmosfera di festa....
Tutto termina con urli, applausi
e sorrisi esplosivi, catartici; spropositati rispetto al
valore dello spettacolo (che non è stato nulla di così
impressionante) ma commisurati al progetto, all'operazione!
Siamo fieri, con le gote rosse, le pacche sulle spalle
e le strette di mano, gli abbracci emozionati... e, come
se ciò non bastasse, lo scambio si completa con un
ritorno simile ad uno tsunami rispetto alla goccia di
pioggia che noi abbiamo portato all'Associazione:
la presidentessa, un associato ex-carcerato e una ragazza
avvocato che appoggia la causa ci rilasciano un'intervista
dirompente... una denuncia fortissima, precisa, politica
e poetica... una lunga descrizione dell'orrore delle
prigioni brasiliane! Siamo onorati, emozionati... torneremo
in Italia con un materiale pregiato da poter montare e
donare alle lotte per i diritti umani e che combatte per
la riforma delle carceri.
Con le mani che tremano spengo la telecamera e
respiro affannato da tanto dono che ci è stato fatto.
Bello!
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