Il Viaggio continua e, da certi punti di vista,
comincia proprio ora che è terminata la nostra
prima settimana di permanenza a Belo Horizonte!
Ieri, Venerdì 13, esattamente a 7 giorni dal nostro
atterraggio, ci siamo costumati e diretti verso una
Piazza non lontano da casa (Juscelino Kubistschek),
con il carapace in dosso, già costumati e truccati,
come in una parata farsesca e onirica.
Ygramul atterra in piazza, accompagnato dal suono
della fisarmonica di Simone e dalla mia chiamata urlata
che, per la prima volta, attira i bimbi ad avventurarsi
nel nostro "Candido".
La strada ci accoglie con curiosità e sorridente
calore, mentre passiamo tra le auto e gli autobus
strombazzanti che sfrecciano violenti in questa
metropoli nodosa e confusa.
Poi si apre la Piazza del parco e vediamo
immediati i bambini che deviano i loro giochi,
seguiti dai genitori apprensivi, e un veloce assieparsi
vicini, per formare il semi cerchio di un pubblico in
timoroso ascolto. Dietro di noi restano pensierosi
3 bambini che lanciano gli aquiloni al cielo... ci scrutano,
ci sbirciano sottecchi, e sembrano affamati dei nostri
personaggi e vogliosi di avvicinarsi, eppure restano
distanti. Non capisco la loro paura... ragiono, mentre
li invito con i gesti del mio personaggio buffonesco
ad avvicinarsi...poi mi guardo intorno e comprendo!
Il pubblico è formato da ragazzi, mamme, bimbi
e papà... tutti ricchi, di un ceto borghese che popola
questa zona della città (Sion), mentre quei 3 piccoli
lontani osservatori sono di Favelas... neri,
stracciati, accesi dalla fame di vita e dal gioco isolato e
combattuto. Ci osservano con i corpi fasciati di nervi
e scavati dalla vita in periferia, gli occhi enormi,
il desiderio vibrante in petto e una chiara idea che pulsa
nella mente "Noi lì NON possiamo andare!".
Mi sento triste, nel mentre siamo in scena, pensando che,
proprio durante il nostro spettacolo, noi stessi abbiamo
ricreato inconsapevolmente la medesima bruttura cittadina,
lo squarcio di divisione tra quartieri ricchi e periferie
urbame, favelas e ville! Poi, mentre lo spettacolo avanza
(un poco a tentoni essendo al suo debutto), uno dei bambini
neri chiude con cura il suo aquilone prezioso e, compiendo
un immenso giro strategico e spirituale, arriva alle spalle del
pubblico ricco; si para in piedi, impettito,
lontano ma frontale e sorridente di quella posizione conquistata,
per sbirciare anche lui il nostro strampalato sogno ambulante!
Sono felice e continuo a recitare. Lo spettacolo non è
potente oggi, si aggira un poco fiacco tra incertezze linguistiche e
dubbi interpretativi, ma alla fine incanta ugualmente e
permette al pubblico di partecipare, rispondere all nostre
domande, e far disegnare i bambini.
Torniamo a casa soddisfatti, pieni dei primi appunti di Viaggio
da raccogliere nel nostro Diario poetico
dell'attore... A breve molte, moltissime Repliche!!!
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